sabato, Aprile 27, 2024
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Le ragioni del videogioco, non solo un passatempo

Nel corso della sua storia, nella ricerca di una piena legittimazione come medium creativo, il videogioco ha dovuto affrontare e sfatare numerosi luoghi comuni. Oggi nessuno può più sostenere che dedicarsi al videogioco possa essere poco stimolante o possa far percepire in maniera distorta la realtà, rischi che rimangono comunque presenti in caso di abuso del videogioco così come qualsiasi altra attività, dallo sport alla lettura. Eppure ancora oggi, in tempi di eSport e gamification culturale, spesso si tende a pensare che il videogioco, nella sua essenza, sia tutto sommato un passatempo. Una visione decisamente riduttiva, per quanto non priva di ragioni: sono tante altre, infatti, le ragioni che spingono a dedicarsi al videogioco.

Una fra queste, per esempio, è il valore sociale del videogaming. Multiplayer locale, LAN Party, le vecchie sale giochi e le loro schiere di Coin-op: già in tempi non sospetti, il videogioco era un vero e proprio aggregatore sociale, attorno al quale si riunivano gli appassionati. Un’eredità dei giochi da tavolo, come Dungeons & Dragons, dai quali molti videogiochi derivavano, e allo stesso tempo un’anticipazione dell’odierno approccio competitivo: poco importa il tipo di videogioco, non era raro dedicarsi al videogaming proprio in cerca di compagnia. Cosa vera ancora oggi, grazie ai cosiddetti party game: titoli di franchise famosi, da Super Mario a Crash Bandicoot, pensati proprio per essere giocati in gruppo.

Un elemento caratteristico di molti videogiochi è la trama: sorprende poco, dunque, che in molti si dedichino al videogaming per il suo valore narrativo. Anche in questo caso, a ben vedere, il valore narrativo del videogioco è emerso ben presto: senza alcuna differenza da un film o un libro, innumerevoli videogiochi sono stati in grado di intrattenere i videogiocatori attraverso narrazioni articolate. Dalle avventure di Lara Croft a quelle del Principe di Persia, dalle prime avventure testuali al più recente Pentiment, chi si dedica al videogioco lo fa spesso alla ricerca di una storia in grado di intrattenere. Non è del resto un caso se i legami tra i vari media narrativi, videogioco incluso, siano così stretti, con storie e personaggi in grado di muoversi indifferentemente in ognuno di questi.

Impossibile, pensando al moderno videogioco, non considerare il suo valore sportivo: grazie anche a importanti potenzialità economiche, il mondo delle competizioni videoludiche è cresciuto con estrema rapidità, e oggi in tantissimi si dedicano al videogaming per motivi sportivi e competitivi. È soprattutto il caso di versioni videoludiche di precedenti giochi sportivi, come per esempio il poker: praticato in maniera competitiva in appositi tornei già dagli anni ’70, il suo arrivo in rete ne ha permesso una crescita senza precedenti. Ovviamente l’approccio sportivo, specie nel contesto online, si estende ai più diversi aspetti oltre la competizione: per esempio all’apprendimento e alla pratica, occasioni attraverso le quali chiunque può rispondere a ogni curiosità su come si gioca a poker, avvicinandosi alla disciplina, mentre i più versati possono perfezionarsi mantenendosi in costante esercizio. Ovviamente, l’approccio sportivo si trova anche nei videogiochi più classici: pressoché qualsiasi videogioco, praticato in maniera competitiva, è possibile oggetto di approccio sportivo, con tutti i paralleli che risultano possibili in termini di allenamento, apprendimento e così via.

Infine, giusto a proposito dell’apprendimento, in molti si dedicano al videogioco proprio per questo motivo: a fini didattici e culturali. È il fenomeno della cosiddetta gamification culturale, che propone di utilizzare il videogioco per veicolare momenti di apprendimento: rendendo l’apprendimento interattivo, si rende più accessibile la stessa cultura. Può per esempio capitare che determinati titoli vengano sviluppati appositamente a fini didattici e culturali: si possono fare gli esempi di A Life in Music e Father and Son, titoli mobili sviluppati rispettivamente per il Teatro Regio di Parma e per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Può anche capitare che altri titoli, magari più tradizionali, includano modalità di gioco didattiche: dal Discovery Tour della serie Assassin’s Creed ai contenuti enciclopedici di Age of Empires, si possono fare diversi esempi di titoli che affiancano momenti di apprendimento al gameplay più tradizionale. In tutti questi casi, chi si dedica al videogioco cerca proprio un diverso tipo di apprendimento, caratterizzato da un elevato grado di versatilità: può essere il videogiocatore a cercare espressamente contenuti di questo genere, magari per curiosità, ma possono essere anche insegnanti che utilizzano tali videogiochi come veri e propri strumenti didattici.

Insomma, il videogaming offre alternative anche a chi cerca socialità, una bella storia, una competizione stimolante o un’occasione di apprendimento, senza per questo tralasciare il suo intrinseco valore di intrattenimento: difficile guardare al videogioco come “semplice” passatempo.

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